Le tecniche fasciali agiscono su tutti i tessuti connettivi fibrosi, includendo aponeurosi, legamenti, tendini, retinacoli, capsule articolari, sierose, tuniche vascolari, epinevrio, meningi, periostio e tutte le fibre endomisiali e intermuscolari.
L’obiettivo è quello di individuare ed eliminare il dolore muscolo-scheletrico e alcuni sintomi di origine mio-fasciale.
CHE COS’È LA FASCIA?
La fascia deriva dal mesoderma, lo strato intermedio dei tre foglietti tissutali embrionali che si forma a partire dalla terza settimana di vita embrionale e dal mesenchima, che a sua volta è il tessuto connettivo embrionale dal quale hanno origine una grande quantità di tessuti, tra cui il sangue, il connettivo, il tessuto osseo e il tessuto cartilagineo.
La fascia ha tre elementi base:
Sostanza fondamentale: un materiale viscoso contenente acqua, proteoglicani, glicoproteine di struttura e mucopolisaccaridi. Tale sostanza ha la funzione di assorbire gli shock, è resistente alle compressioni, lubrifica e regola gli scambi intercellulari.
Fibre: ce ne sono di diverse, tra cui il collagene, le fibre reticolari e le fibre elastiche.
Elementi cellulari: sono costituiti per la maggior parte da fibroblasti.
La fascia è suddivisa in due livelli principali, fascia superficiale e fascia profonda, separati da tessuto adiposo in cui si trova un reticolo di tralci connettivali che mettono in connessione i due strati. La fascia, inoltre, è divisa in tre sistemi, ossia sistema biomeccanico, sistema meningeo e sistema viscerale. Già solo da queste poche informazioni, dunque, si coglie il perché sia importante analizzare la fascia, avendo essa fondamentali rapporti con il sistema muscolare e il sistema nervoso.